Ed ecco arrivare inesorabile un articolo sull’argomento pluridiscusso per eccellenza, quello di cui tanto parlano poeti, scrittori, filosofi, ma di cui in realtà non c’è bisogno di essere poeta, scrittore, filosofo per provare cosa vuol dire Amare e cercare di esprimerlo a parole: tutti possiamo dire la nostra, quando ci confidiamo con un amico, quando lo manifestiamo al nostro partner, quando abbiamo semplicemente voglia di buttar fuori un po’ del caos che abbiamo dentro. Ed eccomi qua, a usare per l’ennesima volta il mezzo della scrittura per fare ordine nel mio.
Sono abbastanza sicura che tu, lettore che stai leggendo questo articolo, sei stato innamorato almeno una volta nella vita. Se non addirittura due, tre, quattro e via dicendo. Hai provato le cosiddette “farfalle nello stomaco”, per una persona che forse ricambiava, o forse no, questo lo sai solo tu. Qualcuno per cui avresti dato tutto, per cui svegliarti al mattino e pensare “non vedo l’ora di vederlo/a”, qualcuno con cui pianificare una vita insieme, qualcuno che avresti seguito ovunque nel mondo (l’amor che move il sole e l’altre stelle – dice Dante).

E se non è questo l’Amore, allora cos’è? Quello per cui rischiare, quello per cui mettersi in gioco, quello che accende la miccia, che ti fa “muovere” e che ti fa VIVERE. Vero, l’Amore è un sentimento troppo grande e complesso per cercare di racchiuderlo in una sola definizione (difatti non invidio per nulla poeti, scrittori e filosofi che hanno cercato di farlo, tranne Dante che c’è andato vicinissimo, per l’appunto). Ci sono troppi tipi di Amore: l’ultimo che abbiamo provato non potrà mai essere uguale al terzo, al secondo o al primo…siamo come elementi chimici in una tavola periodica: elementi diversi avranno reazioni chimiche diverse a seconda di chi hanno davanti e di come si combinano. Se quei sentimenti fossero tutti uguali, saremmo innamorati del concetto di Amore, e non della persona in sé. Può sembrare romantico in prima battuta, ma sarebbe come innamorarsi di una bellissima scatola e non del suo contenuto. Non della persona, ma di quello che POTENZIALMENTE potrebbe darti in quanto partner. No, questo tipo d’Amore non fa per me.

Ma allora dove voglio andare a parare? Qual è lo scopo di aver scritto a ruota libera fin qui?
C’è un Amore di base, un Amore di partenza e di cui troppo spesso ci dimentichiamo: è l’Amore per se stessi, che è più grande e più difficile da conservare rispetto a qualsiasi altro tipo di Amore. Paradossalmente, è molto più facile amare qualcun altro piuttosto che noi stessi: di un’altra persona siamo totalmente affascinati, la vediamo da fuori con occhi sognanti e cerchiamo di entrare all’interno, di vedere nel suo cuore e cercare di insediarvici, di tirare fuori il meglio e trovare i tasti giusti per spronarla, per farla stare serena, per farla essere felice e, con un pizzico di arroganza e compiacimento forse, pensare di essere noi la motivazione di quella felicità.
Ma tutto ciò l’altra persona lo fa? Quell’Amore è corrisposto? Se sì, lo è allo stesso modo?
Mi guardo attorno e vedo che questo è uno dei grandi problemi che maggiormente attanaglia le persone. In tanti rimangono bloccati in una relazione in cui non sono felici perché amano in maniera egoistica, oppure amano “troppo” e sono corrisposti per nulla o in parte, oppure lo sono con la stessa intensità, ma non allo stesso modo. E tutto questo genera, ahimè, dolore e infelicità in noi e negli altri.
C’è solo un modo, per quanto estremamente difficile e doloroso, per venir fuori da un Amore infelice: quello per se stessi, appunto. Essere in grado di comprendere di meritare un Amore non solo corrisposto, ma anche fatto dello stesso stampo del proprio: sapere di essere la scelta, e non l’alternativa; sapere di essere il numero uno, sapere di essere il movente per cui andare, pianificare, vivere una vita, INSIEME. Essere qualcuno per cui non c’è bisogno neanche di chiedere “vuoi venire con me”, ma per cui sentirsi dire “allora, quando partiamo?”. E se non è così, allora bisogna essere in grado di dire NO. Di dire, per quanto doloroso, che quell’Amore non fa per te. Di far prevalere l’amor proprio.
Io ci ho messo tanto a capirlo, e spero di avervi dato uno spunto di riflessione: iniziare a volersi bene è comunque sempre meglio farlo tardi che non farlo mai.
Piccola e doverosa postilla per chi pensa che non si possa essere felici con qualcuno se non si è felici e realizzati in partenza. Siamo e saremo sempre tesi al miglioramento di noi stessi, sarà così fino alla fine dei nostri giorni probabilmente, e proprio per questo motivo non dovremmo quindi impedirci a priori di essere felici con qualcun altro, anche se non siamo ancora una tela ben definita, al contrario: un’altra persona può aggiungere dei colori nuovi e vivaci su quel quadro, contribuendo a farne un capolavoro. E se non andranno bene, si potrà sempre buttare un po’ di bianco su quella tela e ricominciare da capo: perché non è finita finché non è finita, e cioè solo quando avremo tracciato l’ultima inesorabile pennellata col nostro nome a mo’ di firma su quel quadro finalmente completo per essere esposto in questa Galleria d’arte chiamata VITA.
